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Vincenzo Florio

Il 6 gennaio viene a mancare Vincenzo Florio un uomo distintosi, nel corso del secolo scorso, per la sua genialità, la sua determinazione e la sua sportività facendosi così scegliere dal destino per consegnarsi alla leggenda. E’ poco più che un bambino allorquando ricevuto in regalo, dal fratello Ignazio, un triciclo a motore viene folgorato dal sogno del nuovo secolo che promette all’uomo un futuro affrancato dalla fatica e ricco di promesse tecnologiche.
La diffusione del motore a scoppio genera infatti nell’umanità nuove speranze lasciando all’immaginazione avveniristiche realizzazioni.
Il piccolo Vincenzo viene talmente attratto da quell’oggetto da rimanerne segnato per il resto della sua vita. Il suo interesse per il motori si trasforma ben presto in passione per la velocità al punto che, crescendo, inizia a cimentarsi egli stesso in corse automobilistiche che, pur segnate da tragedie, non impediscono a tanti ardimentosi uomini di misurarsi fra loro.
Intuito il pericolo cui Vincenzo, ancora giovine andava incontro, Ignazio, per senso di responsabilità fa di tutto per distogliere il fratello dalla sua indomabile passione. E’ così che Vincenzo, suo malgrado, si vede costretto ad accettarne i consigli riconvertendo l’amore per le corse in un’attività organizzativa onerosa dal punto di vista economico ma non certamente rischiosa per la sua incolumità fisica.
Vincenzo debutta con successo m in veste di “patron” organizzatore di corse, nel 1905 inventandosi la Coppa Florio che fa disputare a Brescia nel Circuito di Montechiari. Euforico per i risultati ottenuti e sospinto dai suoi stessi amici, Vincenzo pensa di far correre delle macchine nella sua Sicilia, pur consapevole delle numerose difficoltà da affrontare.
Non curante di ciò lancia la sua sfida battezzando la corsa “Targa Vincenzo Florio”. Affrancato definitivamente dalla gestione delle attività di famiglia , Vincenzo si dedica anima e corpo alla realizzazione del suo progetto siciliano ottenendo anche l’appoggio dell’autorevole direttore del giornale sportivo francese L’Auto, Monsiuer Henry Desgrange, ritenuto fondamentale per il lancio mediatico di una corsa per automobili da disputare nientemeno che su strade sino ad allora battute da briganti e muli ma mai da rombanti motori. Per Vincenzo è anche questo un modo per solcare un invalicabile e definitivo confine tra il diffuso concetto di Sicilia arretrata e quello invece di un’isola finalmente votata al progresso, del quale desiderava diventarne protagonista.
E’ il 6 maggio 1906 allorquando all’alba sotto gli occhi increduli di quanti vi assistevano, partiva da imbandierate tribune site nei pressi di Himera , la prima vettura della corsa automobilistica Targa Florio.
Sono del tutto ignari gli spettatori del fatto che, quella corsa, disputata tra le montagne delle Madonie sarebbe negli anni diventata leggendaria, tutti meno che il consapevole Vincenzo Florio determinato,  sin dall’inizio, a conferirle fama perenne.
Sebbene la Targa Florio sia un evento strettamente sportivo, con la sua lunga attività e l’interesse che ha suscitato nel panorama internazionale, essa ha certamente contribuito a modificare la distorta immagine di una Sicilia che, nel Novecento, ha mostrato tutti i segni della decadenza e che ne ha macchiato la sua millenaria storia.

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